Melanomi negativi per alterazioni genetiche: trovate due nuove fusioni di BRAF potenzialmente sensibili ai farmaci antitumorali


Una mutazione oncogenica di frequente riscontro nei melanomi maligni è quella del gene BRAF, che gioca un ruolo centrale nella regolazione del ciclo cellulare e nella proliferazione di diverse neoplasie maligne tra cui il melanoma cutaneo.

Precedenti ricerche avevano indicato che le mutazioni nel gene BRAF sono associate a una maggiore malignità della neoplasia in termini di invasività, stadio clinico e rischio di recidiva.

La stretta associazione tra mutazioni nel gene BRAF e l'aggressività del melanoma induce a ritenere che l’alterazione possa essere un marcatore genetico di potenziale utilità.

Tuttavia, circa il 35% dei melanomi sono considerati pan-negativi, cioè privi di mutazioni note non solamente dei geni BRAF, ma anche di ANR, KIT, GNAQ e GNA11.

In una quota significativa di melanomi pan-negativi sono state identificate due fusioni che coinvolgono il gene BRAF: la prima con il gene PAPSS1 e l’altra con il gene TRIM24.
Entrambe le mutazioni attivano nelle cellule tumorali la via di segnalazione RAS-ERK, che coinvolge la chinasi MAP.

I melanomi sono stati trattati con Vemurafenib, un inibitore di BRAF, o con Trametinib, un farmaco che blocca MEK, una delle proteine chiave della via di segnalazione RAS-ERK/MAP.

Le nuove fusioni BRAF non erano sensibili al Vemurafenib ( Zelboraf ), ma potevano essere inibite da Trametinib ( Mekinist ).

I dati dello studio sono a sostegno dell'ipotesi che i cosiddetti tumori pan-negativi non lo siano davvero, aprendo la strada alla ricerca di nuovi potenziali bersagli terapeutici. ( Xagena_2013 )
Fonte: Clinical Cancer Research, 2013

Xagena_Medicina_2013