Interferone alfa-2b pegilato nel trattamento del melanoma: l’ipotiroidismo più comune dell’ipertiroidismo


Nonostante un’adeguata chirurgia, una diagnosi di melanoma di stadio III comporta un alto rischio di ricaduta, e quindi di mortalità.
L’Interferone alfa è l'unico trattamento che ha attualmente dimostrato di alterare la storia naturale della malattia, allungando la sopravvivenza senza ricadute, soprattutto nei pazienti con malattia micrometastatica.
Vi sono anche evidenze recenti di un vantaggio prognostico conferito dallo sviluppo di condizioni autoimmuni nei pazienti che ricevono terapia adiuvante con Interferone.

È stato riportato il caso di una donna di 27 anni con melanoma allo stadio IIIa che ha fatto parte dello studio European Organisation for the Research and Treatment of Cancer 18991, con terapia adiuvante di 5 anni con Interferone pegilato alfa-2b ( Peginterferone ). La paziente ha sviluppato tireotossicosi tre mesi dopo l'inizio del trattamento, che ha richiesto una terapia con Propiltiouracile ( Propycil ). Il grado di tireotossicosi corrispondeva strettamente alla dose somministrata di Peginterferone alfa-2b.

Tuttavia, in questa paziente, l'ipertiroidismo si è risolto spontaneamente dopo 4 anni, quando era ancora in corso il trattamento con Peginterferone. La paziente non ha avuto ripresa della malattia 7 anni dopo la prima diagnosi.

In conclusione, l'ipertiroidismo è meno comune dell'ipotiroidismo come conseguenza della terapia con Interferone. ( Xagena_2010 )

Lowndes SA et al, Arch Dermatol 2010; 146: 1273-1275



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