Melanoma in fase avanzata: immunoterapia prima dell'intervento chirurgico
Studio NADINA
Lo studio NADINA ha arruolato 423 pazienti con melanoma di stadio III ( diffuso ai linfonodi più vicini oppure nei tessuti che lo separano dai linfonodi più vicini ) operabile, divisi in due gruppi: nel primo i partecipanti hanno ricevuto 2 cicli di immunoterapiaci Ipilimumab ( Yervoy ) e Nivolumab ( Opdivo ) seguiti poi dall’intervento chirurgico. In questo gruppo, solo i pazienti che ottenevano una risposta patologica parziale oppure nessuna risposta, venivano successivamente trattati con Nivolumab post-chirurgia. Nell’altro gruppo i partecipanti sono stati sottoposti prima all’intervento chirurgico e poi hanno ricevuto 12 cicli di Nivolumab post-operazione.
Un anno dopo il trattamento, l’84% di chi aveva ricevuto l’immunoterapia prima dell’intervento chirurgico era vivo e senza progressione di malattia, contro il 57% dei pazienti sottoposti prima a operazione chirurgica. Inoltre l’immunoterapia pre-intervento ( neoadiuvante ) ha dimostrato una riduzione del rischio per recidiva o morte del 68%.
Il melanoma è il più aggressivo dei tumori cutanei e, se riconosciuto in ritardo, può essere letale. La sua incidenza è in costante aumento, in partucolare tra i giovani adulti, tanto che in Italia nell’ultimo decennio siamo passati da 7mila a quasi 15mila nuovi casi annui e questo è diventato il terzo tipo di cancro più frequente sotto i 50 anni.
Attualmente lo standard di cura per i pazienti con melanoma resecabile ( stadio III ) è la chirurgia, a cui può seguire una terapia sistemica adiuvante. In questi casi, tuttavia, una percentuale sostanziale di pazienti, stimata intorno al 50%, presenta una recidiva entro i primi anni dopo l’intervento. Questo ha spinto a cercare nuovi approcci terapeutici.
Lo studio NADINA ha mostrato che l’immunoterapia neo-adiuvante può diventare lo standard di cura per questo gruppo di malati.
Anche le conclusioni dello studio NEO-TIM, che ha coinvolto 95 pazienti, hanno indicato che l’immunoterapia nel setting neoadiuvante presenta un vantaggio significativo in termini di riduzione delle cellule tumorali nel tessuto coinvolto e nel 50% dei casi può rendere addirittura superflua il ricorso al trattamento post-chirurgico.
Studio RELATIVITY-048
Lo studio RELATIVITY-048 ha coinvolto 46 pazienti ( in media 60enni ) con melanoma metastatico trattati con la tripla combinazione di Nivolumab, Relatlimab e Ipilimumab per una durata media di 5 mesi e sono stati poi seguiti per più di quattro anni. Lo studio, guidato da Ascierto è stato condotto in collaborazione con le università di Zurigo, Aix-Marseille, Losanna, Oxford e del The Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center della Johns Hopkins University. I tre farmaci immunoterapici, tutti inibitori del checkpoint immunitario, hanno portato la percentuale di sopravvivenza dei pazienti con melanoma avanzato al 72%, superiore a quanto farebbero i farmaci somministrati da soli o in coppia; nel 20% dei partecipanti è stata registrata una remissione completa del tumore.
Sono dati preliminari, su poche persone, ma molto incoraggianti perché riguardano pazienti con forme di melanoma avanzato inoperabile, con presenza anche di metastasi epatiche e cerebrali, quindi con una prognosi piuttosto sfavorevole.
La tossicità è quasi sovrapponibile a quella del trattamento in combinazione di due immunoterapici, Ipilimumab-Nivolimab, non sono emersi ulteriori effetti collaterali. ( Xagena_2024 )
Fonte: American Society of Clinical Oncology ( ASCO ) Meeting 2024
XagenaMedicina_2024